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gennaio 11th, 2012 di errepiuti

03/08/2011 In cantiere

Paysage

gennaio 13th, 2011 di errepiuti

Gilles Clément, uno tra i più noti paesaggisti europei, indica con “TERZO PAESAGGIO” tutti i “luoghi abbandonati dall’uomo”: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta. Ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili: le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie; le erbacce al centro di una aiuola spartitraffico. Sono spazi diversi per forma, dimensione e statuto, accomunati solo dall’assenza di ogni attività umana, ma che presi nel loro insieme sono fondamentali per la conservazione della diversità biologica.

Il tema del recupero e del riuso di aree con un passato industriale, e un presente di abbandono, è cruciale per la definizione di  un approccio nuovo e contemporaneo al problema del paesaggio e dell’uso del territorio, che aiuti a definire una strategia di intervento calibrata ed efficace proprio per quel territorio, per quella singola area e per ogni singola zona di quella singola area.

Da troppo tempo il territorio è stato utilizzato e piegato ai voleri degli uomini senza alcun rispetto per i suoi desideri e aspettative, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: eco-mostri in luoghi assolutamente inadatti, insediamenti estensivi che consumano a sproposito territorio e risorse, localizzazione errate e sovradimensionate di funzioni residenziali o produttive.

Per questo occorre stabilire un nuovo codice su nuove basi dove l’ascolto del contesto diventi prioritario e primario, e dove le risorse siano utilizzate in modo intelligente.

Bisogna stabilire regole sensibili, poetiche,

orientamenti che parleranno di colori, di essenze, di caratteri, di anomalie da creare, di specificità legate alla pioggia, al vento, al mare, alla montagna.

Regole che parleranno del continuum temporale e spaziale, che orienteranno un mutamento, una modifica del caos ereditato e che si interesseranno a tutte le scale frattali delle nostre città. (…)

L’ideologia specifica, al contrario, tende all’autonomia, all’utilizzo delle risorse disponibili sul luogo e sul momento, a privilegiare l’immateriale.

Come servirsi di quello che si trova qui e ora e che non è presente altrove?

Come differenziare senza caricaturare?

Come approfondire?

Progettare le grandi dimensioni non vuol dire inventare ex nihilo.

Progettare vuol dire trasformare, organizzare le trasformazioni di quello che già esiste.

Progettare vuol dire favorire la sedimentazione dei luoghi che hanno tendenza a inventarsi da soli, significa rivelare, orientare,

significa prolungare la storia vissuta e le sue tracce di vite precedenti, significa percepire la respirazione di un luogo vivente, le sue pulsazioni, significa interpretare i suoi ritmi per poter inventare.

L’architettura deve essere considerata come modificazione di un continuum fisico, atomico, biologico.

Come modificazione di un frammento posto al centro del nostro universo infinito in cui le scoperte della fisica delle macro-strutture e delle nano-strutture ci danno vertigini.

Qualunque sia il livello di trasformazione di un sito o di un luogo, come tradurre quest’incertezza della mutazione di un frammento vivente?

Possiamo addomesticare le componenti visibili, le nuvole, i vegetali, gli esseri viventi di ogni sorta, attraverso segni, riflessi di nuove piantagioni?

Come creare una vibrazione evocatrice di una profondità nascosta, di un’anima?”

(Jean Nouvel, Louisiana Manifesto, 2005)

La specificità, il dove e il quando, il contesto, è questo il filo che deve condurre lo studio di un nuovo approccio all’architettura del paesaggio, inteso come processo di recupero vero, come definizione del miglior intervento possibile per quella singola area, dove territorio, utilizzo ed economia trovano un equilibrio perfetto, una sinergia per raggiungere lo scopo comune di tornare a far vivere il territorio, anche nella sua funzione produttiva primaria, salvaguardando il suo “spirito”.

Hola!

ottobre 25th, 2010 di errepiuti

Risponde R+T architecture.

Non c’è nessuno nella “casa”, ma  lasciate una traccia. E sarete ricercati.